Violenze sessuali: la barbara "moda"

Violenze sessuali: la barbara “moda”

È il  momento di “sbattere il mostro in prima pagina”

Non si tratta purtroppo di una novità. Troppe volte, in ogni epoca, questa manifestazione di bestialità da parte dell’uomo ha ricordato le nostre origini animalesche.

Ma oggi, anche per la capillare diffusione di notizie e informazione (ma non solo), si assiste ad una recrudescenza di questo fenomeno aberrante.

È di ieri la notizia della violenza perpetrata ai danni di una senza tetto di origine tedesca, a Roma. Oggi è la volta di una dottoressa, guardia medica di Catania, violentata da un ventenne a Catania.

Entrambe le donne, di età superiore ai 50, sono state aggredite in modo barbaro da ragazzi di età inferiore ai 30.

Non si deve cadere nell’errore di limitarci a sostenere le cause neurologiche e psichiatriche dei soggetti. Occorre affrontare seriamente questo problema rendendoci conto che sta alla base di tutta una serie di implicazioni sociali e sociologiche.

Si tratta infatti di manifestazioni che presentano evidentemente disturbi da parte dei violentatori, ma sulle quali si ha il dovere di promuovere iniziative per la ricerca di una soluzione.

La stessa informazione deve essere compatta nell’usare termini giusti e crudi. E ciò per “sbattere il mostro in prima pagina”.

Questa affermazione va spiegata adeguatamente, perché esula dall’accezione che spesso le viene attribuita.

Gli organi di informazione hanno la responsabilità di far conoscere i fatti. Ma la capacità dei cronisti DEVE necessariamente essere adoperata per essere così incisivi e spietati nella condanna affinché non vi sia il pericolo che le menti disturbate possano “creare il mito”.

Non è facile. Ma è l’unica strada che coinvolge media e diffusione.

Evidentemente qualcosa non funziona. E ne va ricercata la causa.

Anche per evitare di attribuire a queste tragiche e schifose vicende alcune pseudo-cause che possano essere strumentalizzate dal punto di vista politico.

Il crimine della strumentalizzazione

Le strumentalizzazioni costituiscono infatti uno dei delitti più esecrabili nella società moderna. Perché non solo creano confusione, ma soprattutto sviano l’argomento e lo allontanano dalla soluzione.

Iniziamo a chiamare le cose col giusto nome. Senza falso pudore. Chi violenta compie un’azione SCHIFOSA. E ciò indipendentemente dallo stato psichico in cui si trova. La pietà va adottata nello specifico ma non in assoluto. E la condanna del fatto deve essere denunciata con i termini più crudeli che il nostro idioma consente.

Ma una dimostrazione di disprezzo DEVE essere riservata anche a chi cerca di usare questi fatti per scopi che NON hanno nulla a che vedere con la ricerca di una soluzione. Sollevare odio verso una categoria di persone, siano essi extracomunitari, italiani, stranieri, bianchi, neri, rossi o verdi, è una cosa vergognosa. Specialmente se non è supportata da dati di fatto.

Attribuire la colpa di un fenomeno, in modo errato, allontana dalla Giustizia e dalla risoluzione di un problema che sta divenendo insostenibile.

Che poi ci siano ragioni diverse, lo si può valutare. Ma sempre seguendo una logica e non la demagogia.

E ricordiamoci sempre che già Aristotele in “Repubblica”, ci aveva avvertito che la Demagogia è l’aberrazione della Democrazia. Così come la Tirannide lo è della Monarchia (intesa come governo di uno – Mono), e l’Oligarchia lo è dell’Aristocrazia.

 

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